“Non ho tempo” è una delle frasi che ripetiamo più spesso.
Sembra una scusa e tante volte lo è. O, meglio, lo può essere.
Calza benissimo.
Prendo spunto da un video di Marco Montemagno per riflettere.
“Tempo comunque vadano le cose lui passa e se ne frega se qualcuno in ritardo puoi chiamarlo bastardo ma intanto già andato e fino adesso niente lo ha mai fermato e tutt’al più forse lo hai misurato con i tuoi orologi di ogni marca e modello ma tanto il tempo resta sempre lui quello l’unica cosa che ci è data di fare avere il tempo da poter organizzare.”
Erano gli anni 90 e così Lorenzo Jovanotti descriveva in musica il tempo.
Mi rendo conto di pensare (e sostenere) di non avere tempo nella mia giornata.
E mi sento davvero così.
La sveglia suona e già mi sembra di essere in ritardo.
In ritardo con tutte le organizzazioni mentali che mi do, con lo schema che ho pensato sul cosa fare e su quali obiettivi raggiungere nella giornata.
I primi contrattempi sono il traffico, il capriccio di un figlio o una telefonata …
Sono variabili eterogenee e difficilmente evitabili in modo e misura assolutamente differente.
Però si prova a porre rimedio: si parte molto prima la mattina per evitare congestionamenti, quella santa donna di mia moglie accompagna i bambini qualche volta in più consentendomi di non imbottigliarmi o di non farmi bloccare da una necessità impellente.
Ma il terzo “incomodo”, l’imprevisto, è sempre in agguato.
Sembra sempre che qualcuno o qualcosa ci rubi del tempo.
Ma è un po’ ipocrita dire “non ho tempo” perché in fin dei conti per quel che ci preme o interessa il tempo lo troviamo.
Forse sarebbe più onesto dire “non trovo adesso il modo per fare la cosa X in quanto ho deciso di dedicare tempo alla cosa Y”.
In fin dei conti scegliamo come occupare il tempo, a meno di eventi particolari.
Lo dico da libero professionista.
Da chi non è vincolato a subordinazioni particolari o orari o cartellini.
Ma è da quando sono così che il tempo è sempre meno e le responsabilità sempre maggiori.
Ma è davvero frustrante ripetere e ripetersi il ritornello…
La sensazione che si prova a non fare ciò che ci si era messi in programma di fare, a me non piace per nulla.
Tutti noi abbiamo impegni e vincoli e non mi sogno di giudicare nessuno, tuttavia vedo attorno a me persone che nonostante il poco tempo riescono comunque a dedicarsi al cazzeggio o alle pause periodiche.
Che se hanno una scadenza non vanno in apnea o non si svegliano un’ora prima pensando a come risolvere le questioni o affrontarle al meglio.
E un po’ le invidio.
Ma non mi lamento, perché il mio lavoro mi piace assai.
E sono contento di vivere il privilegio di questo tipo di affanno.
Quindi probabilmente sbaglio approccio se il loop della mancanza di tempo mi pervade.
E rischio di diventare alquanto antipatico a chi mi gravita intorno.
Sarebbe bene trovare una pausa di ilarità e di ossigenazione che faccia riprendere il fiato dopo qualche vasca a ritmo frenetico, usando metaforicamente il linguaggio del nuoto.
Tu come fai?
(…continua)