Si chiama sindrome da foglio bianco o anche blocco dello scrittore, dell’artista in alcuni campi.
Pensa a te stesso/a.
Ti è mai capitato di non avere ispirazione o di avere timore di iniziare un lavoro?
A me capita.
Come fare?
Beh io … faccio.
Mi spiego meglio.
Ci sono occasioni in cui mi capita di dover iniziare da zero una cosa (un testo di un blog o di una pagina di un sito, per esempio).
A pensarci bene sono contento di farlo, il mio lavoro mi piace.
Tuttavia la partenza è spesso… drammatica.
Ho idee che mi passano per la testa in momenti diversi della giornata, poi arrivati al dunque tutto sembra sparito.
Subentra la rimandite (lo faccio domani, lo inizio lunedì).
Fisso lo schermo, provo a trovarmi altre mille incombenze prima di iniziare a fare ciò che dovrei fare.
Perchè il “foglio bianco” spaventa.
E’ una bella scommessa, ma talvolta fa paura.
Iniziamo a pensare, confrontandoci con gli altri che ci sembrano sempre più bravi e impossibili da eguagliare.
I problemi possono avere una doppia origine:
- non “trovo” i contenuti (di questo ho già parlato in un articolo precedente)
- temo di non saper portare a termine al meglio la consegna
Con il tempo ho trovato questo rimedio, te lo descrivo schematizzandolo in 3 semplici step:
- cerco (senza scuse) un momento in cui so che non sarò facilmente distratto o che non coincida ad esempio con l’imminenza di un appuntamento, pertanto scelgo un momento in cui non so già di essere costretto ad interrompermi
- allontano il telefono e “chiudo” le notifiche mail
- cerco di assecondare un’idea e inizio a svilupparla, senza pensare ad uno schema troppo rigido: mi “butto” con un pizzico di improvvisazione. Provo a non farmi irrigidire da schemi, aspettative, regole e cerco di dare libero sfogo ad un’interpretazione anche creativa, facendola “mia”.
Compiuti questi tre “sforzi” ti assicuro che il gioco è fatto.
Il foglio si riempie.
Inizio ad essere produttivo, creativo, positivo e man mano l’autostima cresce, verificando nei fatti di essere all’altezza di compiere ciò che mi stava preoccupando e innervosendo.
Nei passaggi successivi di perfezionamento del lavoro, magari dovrò limare l’esuberanza che ho lasciato prevalere sul raziocinio.
Ma è grazie a quella che sto raggiungendo il risultato e che darà al tutto la personalizzazione giusta.
La mia impronta.
Il tutto sta, davvero, nel considerare il nostro lavoro un qualcosa di difficilmente standardizzabile e trovare soddisfazione nel pensare al nostro committente (o utente finale) che si stupirà positivamente della nostra creatività e che ne resterà magari affascinato.
Ti ho portato la mia esperienza, personalissima e con cui rispondo emotivamente a dei miei bisogni, che probabilmente non sono anche tuoi.
Questo vale per me, non per te o per tutti.
Tuttavia, se o quando provi quella sensazione di stasi, senti che ti stai bloccando da solo/a, buttati a capofitto e man mano risolverai le questioni.
Magari chiederai un aiuto a qualcuno, verificherai un tuo limite o un problema del lavoro stesso a cui nessuno aveva pensato, ma se non inizi non saprai mai nulla di tutto ciò.
Non aspettare; non sarà mai il tempo opportuno. Inizia ovunque ti trovi, con qualsiasi mezzo tu puoi avere a tua disposizione; mezzi migliori li troverai lungo il cammino. (Napoleon Hill)