Io sono per la libertà d’informazione
“Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente.”
Spiega aforismi.it che questa frase, attribuita a Voltaire, fu scritta (per la prima volta nella forma più conosciuta “Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo“) da Evelyn Beatrice Hall, saggista conosciuta con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre, in una biografia di Voltaire del 1906.
Ho pensato subito questo quando ho visto le vignette di Charlie Hebdo riferite al terremoto italiano. Sono stato tra quelli che si è schierato con il periodico satirico francese quando fu vittima della tragedia terroristica e lo rifarei.
A livello personale questo tipo di satira non mi appassiona e non mi affascina, forse talvolta è talmente sottile che non ho problemi ad ammettere che faccio anche fatica a capirla in prima battuta. L’ultima vignetta la trovo di cattivo gusto, come forse altre.
Ma c’è un “ma” in tutto questo.
Mi piace sottolineare l’idea volteriana che mi porto addosso e che tendo ad applicare al mio giudizio in tanti casi.
La libertà di espressione è un diritto talmente superiore che mi attacco a questa anche nelle occasioni in cui il mio giudizio personale e istintuale vorrebbe pensare o dire tutt’altro.
Se iniziassimo a censurare tutto ciò che non sembra conforme al nostro essere ed al nostro credo, secondo una logica partigiana sicuramente soddisferemmo noi stessi o chi la pensa come noi, ma di certo applicheremmo una scala valoriale non assoluta e che scontenterebbe altri. Si applicherebbe una sorta di dittatura.
Ecco perchè ritengo importante difendere la libertà di espressione, opinione e stampa. Quando rileggo l’articolo 21 della nostra Costituzione “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” mi emoziono ancora e ritengo che sia questo principio a dover governare ciò che è lecito e ciò che non lo è (ad esempio se viola diritti o se commette reati).
Tante volte, dunque, dovrebbe subentrare il famoso “buon senso” e la sensibilità. Ma purtroppo non si possono pretendere nè obbligare per legge.
Quando quel 7 Gennaio 2015 Charlie Hebdo subì quell’atroce destino non ho pensato a vignette di buon senso o meno ma ho subito pensato a quelle vite umane spezzate solo per il fatto di avere pubblicato qualcosa sgradito ad altri. Come scrivevo in premessa lo rifarei anche oggi.
Tuttavia quello che è accaduto e quello che si discute sui social in questi giorni almeno costringe a riflettere ciascuno di noi sul significato dei diritti che abbiamo e di cui siamo portatori.
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. Questo cita l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti umani e questo dovrebbe essere inscritto nelle nostre coscienze.
Ma l’emotività ci porta a giudicare secondo la nostra scala di valori e il nostro costrutto mentale, secondo le nostre abitudini e il contesto sociale in cui siamo inseriti o la cultura che ci hanno trasmesso altri. Se ragionassimo pensando di avere la verità in tasca e di essere superiori moralmente o culturalmente allora ci sentiremmo in diritto di applicare censure e di recriminare solo se certi diritti venissero negati a noi stessi o a coloro che riteniamo degni o pari a noi stessi.
Se ci pensiamo è da qui che spesso partono i problemi di convivenza e di dialogo con gli altri, indistintamente altri siano persone di diversa nazionalità, cultura o anche solo idea politica e/o religiosa.
Garantire la libertà di espressione, di opinione e di stampa (perdonate la faciloneria ma le unisco insieme) è garantire a tutti un diritto inalienabile. E’ sancire che tutti siamo uguali nei diritti di fronte alla comunità umana, seppure con delle differenze nei gusti, opinioni, storia e credo.
Trovare ed evidenziare le differenze aiuta a conoscerci ma partire da queste non serve a renderci migliori, tuttavia garantire l’esistenza delle differenze è dare cittadinanza a mio modo di vedere. Permettere a Charlie Hebdo di pubblicare vignette (ed assumersene chiaramente la responsabilità) è come assicurare il diritto anche nostro di esprimerci secondo ciò in cui crediamo.
Poi avremo persone che ci condanneranno o che dissentiranno dalle nostre idee, come noi dalle loro, ma garantire questa libertà è garantire la democrazia allontanando la tirannia del pensiero unico obbligatorio.
A proposito della libertà di opinione…. vale per tutti e quindi anche per le Istituzioni. Tuttavia chi ha responsabilità sociali e politiche avrebbe il dovere di non discriminare e comunque di porre attenzione alle sensibilità, seppur prendendo delle decisioni.
Il#fertilityday mi ha colpito negativamente. Io uomo e padre di (quasi) tre figli mi sono sentito offeso per le donne e per chi fa scelte diverse o è costretto a farle o chi non è in condizione di farle. In questo caso (attenzione) non si tratta di libertà di stampa o opinione, ma di una precisa scelta comunicativa (lecita ma che non condivido affatto). Non vorrei davvero mischiare le carte e gli ambiti ma in questa esigenza di scrivere che sento e che mi porta ad avere aperto un blog e a lavorare con le parole non volevo non dire la mia in un qualche contesto, senza dover aprire discussioni social infinite.