Qualche giorno fa Il Corriere della Sera ha pubblicato i risultati di un’inchiesta condotta dall’Università Milano-Bicocca e CRIET.
La ricerca
Il lavoro ha coinvolto più di 270 aziende italiane e confronta 2016 e 2017 in merito al rapporto delle stesse con i social media.
I risultati sono interessanti:
Dal confronto con l’edizione precedente, Facebook si conferma come il social network più utilizzato dalle imprese italiane, poi YouTube, usato dall’81 per cento dei rispondenti, e al terzo Twitter, anche se in calo. L’indagine mostra anche importanti trend di crescita per Instagram in particolare e LinkedIn.
Un’azienda su 20 non usa Facebook. Sarebbe interessante verificare quali risultati ottengono le 19 restanti e a livello di fatturato quali sono i confronti tra le due risultanti.
Se mi guardo attorno io vedo una realtà che mi sembra molto diversa.
E’ vero che il lavoro del team di ricerca è stato condotto su realtà aziendali fino a 50 dipendenti, medie (50-250 dipendenti) e grandi (oltre 250 dipendenti), sia in ambito Business-to-Business (B2B) che Business-to-Consumer (B2C).
Io molto spesso ho a che fare con realtà più piccole e su queste c’è ancora tanto da lavorare.
L’ho scritto anche altre volte, ma penso sia il caso di ripeterlo.
Ancora riscontro quella diffidenza tipica di chi crede che lo sviluppo della tecnologia sia una questione che riguardi altri e non tutti noi.
Oppure persone a cui manca la conoscenza per capire come ad esempio i social network se utilizzati correttamente e all’interno di un giusto contesto, possono essere strumenti di business molto efficaci.
Certo è che affidarsi al caso o all’improvvisazione non rende giustizia e risulta davvero una perdita di tempo.
Spunti di riflessione per concludere
La scorsa settimana sono stato a Roma, al convegno annuale di Confassociazioni. Si è parlato a lungo di Lavoro 4.0 e del rapporto molto stretto con il mondo della formazione.
Interessanti gli interventi dei relatori.
Ho apprezzato (e gliel’ho anche espresso, seppur a distanza, via Linkedin) moltissimo le riflessioni di Oscar Di Montigny (Marketing e Comunicazione Banca Mediolanum), che utilizzerei come conclusione del ragionamento e come stimolo per superare diffidenze e resistenze al “cambiamento“.
“Se tra cinque anni saremo nel business come ci siamo adesso, saremo fuori dal business. Tra poco tempo, infatti, il mondo ci farà domande nuove a cui non potremo più rispondere ricorrendo ai nostri soliti paradigmi, appartenenti ad un’epoca oramai al tramonto. E questo tempo è già alle porte. La vera differenza non starà però nel cambiamento ma nel saper orientare questo cambiamento così veloce. Servono nuovi eroi alla guida della società civile, delle istituzioni e delle imprese”
(fonte: Confassociazioni)
Infine, suggerisco la visione di questo video.