Ti è mai capitato di non capire un testo letto sul web ma di emettere un giudizio lo stesso?
E’ quello che succede di frequente e che è davvero un grande problema.
Quante volte avrai verificato anche tu di persone che hanno condiviso sui social, commentato o “mipiacciato” contenuti senza averli mai letti o realmente compresi…
Esiste più di una risposta a questo fenomeno.
Quello su cui vorrei riflettere oggi è il cosiddetto “analfabetismo funzionale“.
“Una persona è funzionalmente alfabetizzata se può essere coinvolta in tutte quelle attività nelle quali l’alfabetizzazione è richiesta per il buon funzionamento del suo gruppo e della sua comunità e per permetterle di continuare a usare la lettura, la scrittura e la computazione per lo sviluppo proprio e della sua comunità”. (Unesco)
In Italia il 47 per cento degli individui è analfabeta funzionale.
Lo rivela l’OCSE in un report (Human development) del 2009.
Non ti sembra pazzesco?
Interessante un articolo comparso su TPI in cui viene fatta un’analisi molto dettagliata.
Mi colpisce davvero moltissimo questo problema, ritengo che sia davvero una piaga sociale.
Il Sole 24 Ore ha riportato qualche giorno fa i risultati dei test Pisa di OCSE (che misurano la competenza di lettura al fine di raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e svolgere un ruolo attivo nella società).
Ti ricordi quando a scuola ci parlavano di “comprensione del testo”?
Non ti sembra che sia un qualcosa di assolutamente necessario anche oggi?
Il fatto è che il problema non coinvolge solo le nuove generazioni.
L’Espresso riportando un’indagine Piaac li descrive come persone con più di 55 anni, poco istruiti e svolgono professioni non qualificate, oppure giovanissimi che stanno a casa dei genitori senza lavorare né studiare o provengono da famiglie dove sono presenti meno di 25 libri.
Mi appassiona il tema dell’educazione digitale e credo che si debba prendere molta consapevolezza di ciò che lega a questo problema e quali sono i meccanismi che possono essere amplificati.
Beh l’analfabetismo funzionale è il meccanismo che reputo tra i più pericolosi, perché si rischia davvero di ricadere in un incubo pazzesco.
Le ripercussioni e le risultanze di tutto questo sono alquanto evidenti.
Il proliferarsi delle fake news, di meccanismi manipolatori subdoli, macchine del consenso…
Ne va di tutti noi e dobbiamo, senza voler essere catastrofisti, collaborare per migliorare questo trend.
Il mondo della scuola deve sentirsi responsabile, ma come fare con adulti che hanno il vizio (che non reputano tale) di non comprendere ciò che leggono ma di pensare di poter ugualmente dare un parere?
Se il 75% delle informazioni apprese viene dimenticato se non se ne fa immediatamente uso, se siamo continuamente disturbati da ciò che ci circonda, dalle notifiche degli smartphone che controlliamo centinaia di volte al giorno, difficilmente risolveremo il problema.
La prima questione che dobbiamo risolvere è convincere noi stessi ad abbandonare quando non necessaria la dipendenza da notifiche (che può sforare nel patologico).
Poi ci sono dei test specifici che possono essere fatti per verificare il grado di analfabetismo, ma il problema di base è che questo fenomeno è sicuramente sempre esistito: i social lo hanno solo amplificato allargando la possibilità di (potenzialmente) tutti di poter accedere a tante informazioni e dare voce anche a chi non l’avrebbe o non l’ha mai avuta.
è sempre una questione di … consapevolezza.
Più siamo consapevoli meno diventiamo amplificatori di problemi.
Ecco perché l’educazione digitale ha bisogno di essere promossa nella Scuola, ma anche nel mondo del lavoro, nei centri ricreativi, sportivi, sociali, nelle parrocchie o altri luoghi di culto.
Deve diventare un problema di cui deve occuparsi la cosa pubblica, compartecipando insieme al tessuto sociale di un Terzo Settore che nel nostro Paese vi è da esserne orgogliosi e di tanti professionisti che (sono sicuro) si potrebbero rendere disponibili.