Parola d’ordine: prevenzione
Avere a che fare con preadolescenti ed adolescenti oggi significa valutare alcuni aspetti che fino a quindici/venti anni fa non si pensava potessero emergere.
Avere nelle mani una potenzialità comunicativa e tecnologica avanzata e relativamente semplice da utilizzare è un’arma a doppio taglio inevitabilmente.
Lo è per il mondo adulto (e da qui nascono i problemi), figuriamoci per persone in crescita e magari in lotta con sè stessi.
Io ho figli ed un percorso educativo alle spalle che mi rende molto sensibile a queste tematiche.
Così vorrei poter azzardare qualche consiglio a chi si trova, da adulto, ad avere a che fare con queste esperienze.
In primis: conoscenza
Acquisire consapevolezza della tecnologia e dei mezzi di comunicazione che vengono utilizzati dai propri figli, alunni…
Possiamo essere feroci oppositori dei media sociali, ma se vogliamo capire, aiutare e prevenire, è necessario che noi per primi adulti di riferimento sappiamo di cosa si sta parlando e quali possono essere i rischi o i vantaggi in gioco.
Secondo: quando e come i ragazzi sono connessi?
Importante è capire se i mezzi di comunicazione vengono utilizzati in mobilità o solamente su device di proprietà di altri o pc condivisi in famiglia.
E’ necessario sapere quando e come ci si connette al web.
Di quanti giga si dispone?
Nei luoghi che i ragazzi frequentano ci sono coperture wi-fi?
Terzo: autodeterminazione
In ogni social spetta all’utente decidere:
- quali contatti accettare
- cosa far vedere e a chi
- valutare quali dati personali pubblicare e quali no
- quali contenuti condividere
In un post di qualche tempo fa ho cercato di elencare alcuni consigli tecnici utili da fornire ai nostri ragazzi.
Proprio perché dalle loro scelte di partenza e dalla loro consapevolezza dipendono i risultati che ne otterranno.
Quarto: dialogo
Un dialogo sincero, aperto ed un confronto sono gli strumenti preventivi alla base per verificare se strada facendo si creassero dei problemi.
Chiarire dei dubbi, intuire dei bisogni, parlare senza imbarazzo di alcune questioni possono essere strumenti determinanti in questo percorso di accompagnamento.
Non è facile parlare e capire chi non ha voglia di parlare o di farsi capire, tuttavia leggere i segnali e conoscere bene chi abbiamo di fronte può fare la differenza.
Cercare di non giudicare ma accompagnare è uno degli sforzi più grandi a cui tutti noi siamo chiamati a fare.
Quinto: facciamoci supportare
Se riteniamo di avere bisogno di qualcuno che possa leggere al di là dei segnali o che con uno sguardo più distaccato sia in grado di darci dei suggerimenti, chiediamo l’intervento di un supporto tecnico e psicologico.
Vi possono essere tante modalità di aiuto.
Quello che io offro, ad esempio, è un percorso di accompagnamento e di formazione di base per il mondo adulto.
Conoscere, approfondire, capire sono elementi di base per poter valutare.
Se invece verifichiamo che i problemi già sussistono e si stanno aggravando coinvolgiamo immediatamente le autorità preposte ed attiviamo percorsi di aiuto immediato.
Prevenire è sempre meglio di curare, talvolta sembra che le cose ci sfuggano di mano e non ci rendiamo conto di essere già nei guai.
Ma l’angoscia o il nascondere la realtà a mio modo di vedere non sono le soluzioni ai problemi.
Certo, bisognerebbe discutere di come regolamentare alla base l’utilizzo di un mezzo tecnologico con un teenager.
Non ci si può lamentare se mettiamo in mano senza un minimo di regole un congegno avanzato e costoso ad un bambino.
Ma questa è tutta un’altra storia…